Auguri amico.
Buon compleanno.
Capisco che non ti posso scrivere.
Capisco che non puoi dedicarmi tempo.
Ma almeno spero, che tu, possa capire
che di te non mi son scordato.
Buona vita … amico mio.
Già è proprio così … il dopo.
È il momento, questo, del filo di lana
per l’approssimarsi della proverbiale scadenza temporale.
È il mio limbo.
L’esitazione è causata dallo scoraggiante trascorso.
Sono pochi i momenti sereni.
Sono troppi gli attimi rassegnati al margine della felicità.
Sono ripetuti i mancanti risvolti alle reclamate speranze.
Se mi lasciassi travolgere dal passato non vorrei più andare oltre.
Se mi limito al presente ho ancora molto da abbandonare
eppure non porto nulla con me.
Non ho nulla di ciò che mi appartiene … se non me stesso.
Non voglio chiedermelo, ma mi viene istintivo
… ho sul serio scelto io questa vita?
E dopo?
Conservo la certezza al patto siglato … e mantengo fede alla promessa.
È da un po’ di tempo che faccio fatica a scrivere.
Non ho voglia di condividere emozioni, passioni, turbamenti e apprensioni.
La verità è che sono stanco di far finta di ignorarle
e di tralasciarne gli effetti sulla mia vita di tutti i giorni.
Il mio recente vissuto è trascorso spegnendo la percettibilità verso di esse
ed è così
che come su un’ imbarcazione senza timone
ho rinunciato alla rotta
e ho consumato la mia sottomissione
ad una momentanea sorte senza meta.
L’impegno speso ogni giorno
il patto con etici intenti
la fermezza di una giusta condotta
la voglia di trasmettere questo ideale
tutto è ripetutamente sfidato dagli opposti interessi
di fraudolenti seguaci.
La casa comune è lacerata nella fondamenta da instabili e tediosi dissensi.
La buona dottrina è criticata da ostentate ingiuste calunnie.
L’intento di questa iniquità
è la semina del dubbio e dell’incertezza
e poi …
l’appropriarsi del nostro progetto di vita.
A chi giova tutto questo ?
C’è un passo della Medea di Seneca che spesso viene citato in maniera incompleta.
Questa la sua formulazione così come compare nella tragedia:
«Cui prodest scelus, is fecit».
Che nella traduzione del vocabolario Treccani significa: «Il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova».
tratto da (VEDI QUI)
Sono passati sessant’anni dalla tua rinascita.
Sperto tu stia bene e godendo appieno i meriti del Paradiso che già abiti da tempo.
Io avevo solo tre anni ma ho ancora un bel ricordo di te.
Eccoti qui con il nonno Guido, tuo marito, “ragazzo del 1899”.
Arrivederci, sperando di meritarmi anch’io il Paradiso un giorno.
Siamo alla vigilia dell’Epifania, che è ben altra cosa della “befana”.
Il detto ripetutamente sentito da bambino è:
“la befana,
vien de note,
con le scarpe tute rote ”
e poi … non ricordo più.
C’è da sperare in un dono.
Male che vada arriva del carbone
che con i tempi
di crisi energetica che ci assillano da tempo,
non sarebbe poi tanto male.
Ma torniamo alla befana …
già la befana
raffigurata come una vecchia signora
ricurva su sé stessa per gli anni
e imbruttita nell’aspetto.
Che gran contrasto col babbo natale di pochi giorni prima.
L’uno grasso, opulento e ben agghindato
l’altra magra, misera, cenciosa e sciupata … povera insomma.
La sua voce è stridula e rancida
quella di babbo natale è calda, armoniosa e gioiosa col suo “oh oh oh”.
Non ha simpatiche renne ad accompagnarla … ma solo una ramazza.
E che dire del “rito propiziatorio”
per cui si brucia la befana
per dare alle fiamme gli affanni e le negatività dell’anno passato.
Una volta la chiesa e l’ottusa devozione bruciavano le streghe.
Perché la befana sembra più una strega.
Già perché?
I miei giorni sono insoliti, inconsueti
e incomprensibili ai più.
Sono disabituato agli apprezzamenti
e i riconoscimenti non mi riconoscono.
La mia vita è arida di gratificazioni
e i sorrisi quasi da sempre non segnano il mio volto.
È avaro col mio destino Colui che stimo più di tutto.
Pare compiaciuto di ciò che sono
ed è sordo ai miei appelli.
Ma è così che inizio un nuovo anno.
Ricomincio ancora come ogni giorno.
RESISTO PERCHE’ ESISTO.
… QUANDO VI VIENE NOTIFICATO UN ATTO.
Finalmente alla mia protesta per la mancata ricevuta di una qualsivoglia notifica fatta o dall’ufficio postale o dal postino, oggi quest’ultimo, su mia richiesta, prima che apponessi qualsiasi firma su qualsiasi documento presentatomi, l’ha stampata e e me l’ha data.
Importante questo piccolo documento perchè determina, fino a prova contraria, quando e dove è stato notificato l’atto a mezzo raccomandata da parte delle poste italiane.
Tale è un atto dovuto e non basta che il postino poi riferisca di aver notificato l’atto o le poste lo inoltrino al destinatario della ricevuta di ritorno.
RICHIEDETE SEMPRE LA RICEVUTA E POI FIRMATE E’ UN NOSTRO DIRITTO E UN LORO DOVERE.