I MIEI QUATTRO PASSI NELL’ALDILA’

Siamo esseri umani e non finzioni i giuridiche.
Quando le cose non sempre sembrano quello che sono.
Ma nonostante tutto sono ancora qui e mi sento incoraggiato ad andare avanti  in questo cammino di liberazione.
Seguo il suggerimento di un caro, amato Amico.
Lasciando a ciascuno i suggerimenti che ne vuol trarre, voglio raccontare …
Già da alcuni mesi soffro di un malessere sconosciuto.
La tosse è continua e si alterna a una stanchezza incredibile.
Talvolta non riesco a sorreggermi e inciampo, perdo l’equilibrio e ho spesso bisogno di sdraiarmi, anche stare in piedi stanca.
Ho perso oltre 25 chili in un paio di mesi e non ho fame.
Il 30 agosto 2018, dopo una breve degenza presso una clinica in Trentino, chiedo ad una amica di venirmi a prendere per fare ritorno a casa.
Sono troppo stanco, sfinito, a fatica cammino e ancora meno respiro con regolarità.
Anticipo il mio forzato rientro  e lascio con gratitudine quel posto che mi ha concesso pochi giorni di rilassatezza.
Forse anche la solitudine e il trovarmi lontano da casa, dalle mie poche cose e dai miei ricordi, dai vicini premurosi e da qualche amico, mi spinge a fare ritorno alla mia dimora.
La strada è lunga e sono grato a questa amica che ha fatto tanto per me.
Durante il viaggio la debolezza è tale che fatico a coordinare anche le poche parole che riesco a dire.
E la soglia del presente mi sfugge poco a poco.
Si diradano le parole dell’amica alla guida.
Si placano i rumori.
E’ un istante.
Mi assento dal mondo.
Chiudo gli occhi.
E il mio sguardo si riapre a una realtà nuova.
Non ho angoscia, non c’è disagio.
Ma sono sorpreso e incuriosito.
Ci sono.
Sono presente.
Sono io.
Ma dove?
Tutto è verde e il creato sembra accogliermi.
Calpesto una vasta e rigogliosa prateria.
Quella natura è viva, è palpitante.
Il terreno è solido e concreto.
Il cielo mi sovrasta sereno.
Non capisco se è il tramonto o il mattino di una giornata che lì non ho iniziato.
Lo sguardo torna su me stesso.
Abbasso gli occhi e mi vedo.
Sono in piedi.
Con le braccia tocco le mie gambe.
Il mio corpo è tale e tangibile.
Mi vedo ma non scopro abiti e neppure nudità.
Ciò che vedo è ciò che sento e ciò che penso è quel che dico.
I miei sensi sono diversi.
Non ho tempo per scandire gli istanti che sto vivendo.
Come in una sequenza temporale che non ha inizio né seguito avverto qualcosa.
Alla mia sinistra il cielo è cupo e di folgori è illuminato.
Sembra un temporale in arrivo.
Il mio sguardo si fa acuto e scruto.
Ciò che stimo lontano non nasconde i particolari di ciò che è prossimo.
Si appresta a me una soglia luminosa … e riconosco me stesso in quel posto.
Ed è ritorno.
Riapro gli occhi e un poco mi riprendo.
Ma ciò che ho vissuto non ha il sapore di un ricordo.
E’ la mia piccola e breve esperienza dell’aldilà.
Passato e futuro sono il presente che si confà a ciò che si sceglie di essere.
La vita continua e la morte non esiste.
WSM
Venetia, 31 aprile 2019
Sergio